In un contesto in cui prevale la sfiducia nei confronti della politica e dei partiti, come testimoniato eloquentemente dal crescente astensionismo, i sindaci e gli amministratori locali, sono rimasti interpreti autentici dei bisogni e delle aspirazioni dei cittadini ed interlocutori stabili, poiché il rapporto fiduciario eletto/elettore si rinnova quotidianamente.
In Sardegna sindaci, assessori e consiglieri che amministrano i comuni medi e piccoli, quelli sotto i 15.000 abitanti (361 su 377, dove risiede il 55% della popolazione), sono, nella stragrande maggioranza dei casi, espressione di liste civiche. Si tratta di cittadini, che svolgendo un’attività volontaristica, si mettono al servizio delle proprie comunità, ne interpretano i desideri, li trasformano in progetti cercando di assicurare un futuro alle nuove generazioni.
In aggiunta alla tradizionale rappresentanza “civica” dei comuni sotto i 15 mila abitanti, si è andata affermando, anche nella nostra Isola, in maniera sempre più significativa, la formazione ed, in molti casi, il successo di progetti civici, alternativi ai tradizionali poli e movimenti nazionali, anche nelle principali città della nostra Isola.
Nel giugno del 2019 a Sassari si è imposto il polo civico. Nel turno elettorale dell’anno successivo poi i poli civici costituiti da Graziano Milia a Quartu, terza città della Sardegna per dimensioni demografiche e da Andrea Soddu, a Nuoro, hanno nettamente sconfitto le aggregazioni nazionali. Anche Porto Torres ha eletto un sindaco civico, Massimo Mulas, sostenuto anche dal PD al primo turno e dalla coalizione civica di Franco Satta al ballottaggio. Significative esperienze di successo di progetti civici sono anche quelle in importanti centri del cagliaritano: Carla Medau a Pula, Tomaso Locci a Monserrato e, recentemente, Mario Puddu ad Assemini.
Anche nella seconda e nella terza città della Sardegna, così come in un capoluogo importante come Nuoro, quinta città per dimensioni demografiche, i cittadini hanno, quindi, scelto le persone e non i partiti, il civismo e non i poli nazionali o regionali.
La continua alternanza alla guida della regione Sardegna, nelle altre regioni questa vorticosa alternanza non si registra (anzi si tende alla stabilità ed alla riconferma dei governatori, o quantomeno delle coalizioni: dalla Lombardia al Veneto, dalla Emilia Romagna alla Toscana, dal Lazio alla Campania dalla Puglia alla Sicilia, dalla Liguria al Friuli Venezia Giulia al Molise), ha comportato una produzione legislativa schizofrenica, che ha come conseguenza una sostanziale incertezza del diritto, che per gli investitori si traduce in una inaffidabilità dell’interlocutore istituzionale regionale.
In questo caotico contesto, nel quale manca totalmente una visione strategica, diversi amministratori espressione di liste civiche, sentendo forte la responsabilità, per la fiducia e la delega a rappresentarli dei cittadini, hanno ritenuto di costruire un’aggregazione nuova, capace di fungere da laboratorio di idee e luogo di confronto fra le esperienze amministrative più significative.
Poter quindi partecipare con idee e proposte alla costruzione di una Sardegna nuova, che rimetta al centro i comuni ed i cittadini per realizzare un nuovo modello di sviluppo ed una nuova architettura istituzionale, che deve partire da un trasferimento importante di competenze, di funzioni e di risorse dal livello regionale a quello comunale ma che, al contempo, deve portare dal livello comunale a quello regionale le aspirazioni, le idee ed i progetti per la pianificazione dello sviluppo delle rispettive comunità e dell’intera Sardegna.
Un modo nuovo di concepire l’attività politica, non gerarchizzato ma con un sistema di relazioni a rete, che consenta di costruire un nuovo rapporto con l’Unione Europea, da realizzarsi attraverso la costituzione di una Macroregione, a trazione insulare, nel Mediterraneo occidentale, per dare una nuova centralità politica ed istituzionale alla Sardegna cosi come alle Baleari ed alla Corsica, oggi considerate periferie sia dai rispettivi Stati che dall’U.E.
Orizzonte Comune vuole rappresentare il mezzo in grado di dare accessibilità alle istituzioni regionali a chi rappresenta i cittadini ed è quotidianamente al loro servizio, Vuole raccogliere le migliori esperienze civiche realizzate in Sardegna, per mettere al servizio della nostra Isola, coloro che, con lungimiranza e pragmatismo ed al contempo con onestà e dedizione, hanno dimostrato capacità amministrativa misurabile nei fatti e competenze certificate dai risultati. Un movimento di sindaci, di amministratori locali, ma anche delle migliori espressioni della società civile, dell’associazionismo, delle professioni, capace, in discontinuità con l’attuale sistema e con l’attuale governo regionale, di rappresentare, forse l’unica vera novità nel panorama politico regionale, capace di riaccendere la speranza di un futuro migliore per la Sardegna e per i sardi.